E come un fulmine a ciel sereno ecco la tassa – l’avesse fatta la sinistra avrebbero gridato come oche sguaiate – sugli extraprofitti delle banche (per regolamenti europei non può superare lo 0,1%, alla fine un paio di miliardi di euro o poco più) con il ministro Giorgetti che lo scorso giugno aveva speso la sua credibilità [sic] rassicurando gli istituti di credito: “Non è all’ordine del giorno” aveva detto riferendosi al possibile prelievo sugli extraprofitti, e poi il blitz che servirà a poco, anzi a pochissimo: perché l’improvvisazione per il governo Meloni è tutto.
Si incarica Salvini in conferenza stampa con la suo sempre più fantasiosa verbosità a spiegare come andranno le cose per le banche: fatica, non trova le parole, gli si strozza in gola il verbo, poi tocca dirglielo a ‘sta gente e, siccome è Salvini e non uno particolarmente capace, lo dice come gli viene. Non benissimo, come quasi tutto quello che dice. Il risultato è un trionfo: per le banche. Un tonfo in borsa che brucia 9 miliardi di euro in pochi minuti il 30% dei quali era portafoglio di clienti privati, cittadini, italiani, popolo, lavoratori (se hanno il culo di avere un lavoro), insomma quelli che questo governo-tampone difende ad ogni parola. E poi fa dell’altro.
E a chi tocca intervenire? A Giorgetti. Che dovrà trovare la quadra con gli istituti bancari per ridurre i contrasti, ergo ridurre i casini, e andare avanti con le misure-tampone del governo-tampone nato per tamponare le misure improvvisate del Governo. E per il ministro Urso il governo è intervenuto “per riportare giustizia”: per loro la giustizia vale due miliardi di prelievo da extraprofitti miliardari di fronte a oltre cinque milioni di persone in povertà assoluta. L’apoteosi del dilettantismo al potere. E Forza Italia punterà i piedi. Perché il mondo è sempre troppo piccolo per due bionde.
(9 agosto 2023)
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