Riceviamo in redazione la nota stampa del PD Livorno, a firma Barbara Bonciani
Delegata politiche internazionali e migrazioni PD Unione comunale di Livorno, che pubblichiamo integralmente.
“Il Partito Democratico esprime supporto e solidarietà al popolo curdo e alla Mezzaluna Rossa Curda per la crisi umanitaria che sta colpendo il nord est della Siria, di cui non si parla, ma che da dicembre ha generato più di 120mila sfollati, molti dei quali in condizioni precarie, la cui incolumità è messa a rischio anche dai bombardamenti turchi.
Se lo scorso dicembre abbiamo assistito con favore alla fine del regime di Bashar al-Assad, rovesciato con un’improvvisa offensiva di dodici giorni da gruppi di ribelli guidati dalla milizia islamista, Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), la mancanza di una risposta internazionale adeguata ha lasciato le vite di migliaia di civili in balìa delle milizie del sedicente “Esercito Nazionale Siriano”. In sole due settimane dalla fine del regime di Assad, come si legge in una nota scritta dalla Mezzaluna Rossa Curda che ha la sua sede nazionale nella nostra città, con l’avanzare dell’SNA e di HTS, moltissime persone, gran parte delle quali precedentemente sfollate da Afrin, sono state costrette a fuggire dalle loro case nella regione di Shahba (Til Rifaat) e a riversarsi in altre aree della DAANES in cerca di maggiore sicurezza. L’ Esercito Nazionale Siriano”, che controlla le vie di fuga sta minacciando l’incolumità delle persone rifugiate. Coloro che sono riusciti a superare i blocchi sono stati trasferiti in massa nelle città di Manbij, Raqqa e Tabqa, dove DAANES, insieme alla Mezzaluna Rossa Curda e ad altre organizzazioni umanitarie, ha allestito rifugi e punti di pronto intervento medico. Ciò nonostante, il numero di sfollati è enorme e non tutti riescono ad accedere agli aiuti necessari. Le condizioni di vita sono estremamente precarie: si registrano già numerosi decessi causati dal freddo intenso che colpisce coloro che non riescono a trovare posto nelle tende, e le risorse scarseggiano. In questo momento, acqua, cibo, elettricità, gas, materiali sanitari e farmaci sono insufficienti per soddisfare le necessità di queste persone vulnerabili. I bombardamenti messi in atto dai Turchi hanno devastato infrastrutture e strutture sanitarie, costringendo numerosi operatori nazionali e internazionali ad abbandonare la zona, compromettendo ulteriormente le capacità di assistenza. Gli attacchi fanno parte di una strategia di destabilizzazione più ampia, che vede i tentativi della Turchia di Erdogan di sfruttare il vuoto politico creatosi dalla caduta del regime di Assad per distruggere il progetto di autonomia del Rojava fondato su principi di democrazia diretta, parità di genere e inclusività etnica, colonizzando regione, alterandone la composizione demografica e annientando ogni possibilità di un futuro autonomo e pacificato per il popolo curdo e le altre etnie che hanno contribuito al processo democratico, come arabi, armeni, assiri, turkmeni, circassi, sunniti, sciiti, alawiti, cristiani, drusi ed ezidi.
Non a caso l’Unione Europea, a fronte della caduta del regime di Assad ha parlato di una grande opportunità di libertà e pace per la Siria dopo anni di regime e di guerra, ma non priva di rischi. L’Europa si è detta infatti pronta a sostenere la salvaguardia dell’unità nazionale e la ricostruzione di uno Stato siriano che protegga tutte le minoranze. Tuttavia, mentre il mondo si concentra sul futuro della Siria, nel nord est del Paese si sta consumando un disastro umanitario a danno del popolo curdo, di cui nessuno parla, e che riteniamo debba essere contrastato, reso pubblico e raccontato alle nostre comunità, anche per sensibilizzare gli aiuti umanitari verso la popolazione civile; una popolazione che da sempre soffre di persecuzioni e discriminazioni, a fronte della richiesta di uno Stato autonomo, il cui ruolo è stato determinante nella sconfitta dell’ISIS durante la guerra civile siriana. Non dobbiamo dimenticare come, i curdi siriani, durante la guerra civile non si abbiano reagito all’invasione dello Stato Islamico (ISIS) formando le Unità di Difesa del Popolo (YPG) e assumendo gradualmente il controllo militare del territorio abbandonato dall’esercito nazionale, con la partecipazione delle donne, con le Unità di Difesa femminile (YPI), nelle battaglie a Kobanê e nelle zone limitrofe che ha permesso all’Occidente di sconfiggere l’ISIS e che è costato ai curdi undicimila martiri.
Ricordiamo come la nostra città sia da sempre vicina al popolo curdo, con patti di amicizia stipulati con le municipalità di Kobane, Suruc e Qamislo nel 2019 e varie azioni di solidarietà realizzate negli scorsi anni a favore della causa curda e della Mezzaluna rossa Curda che dal 1993 opera nelle aree del Kurdistan portando cure mediche, beni di prima necessità, sviluppando anche progetti di grande importanza per le popolazioni rifugiate. Associazione internazionale che a Livorno ha sempre dimostrato vicinanza, aiuto e solidarietà, anche a favore della nostra comunità e delle altre presenti nella nostra città”.
(24 gennaio 2025)
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